Cosa si fa ad un ritiro di meditazione? Ad un ritiro spirituale di meditazione?
Questa è una domanda che mi viene posta molto spesso da chi mi contatta per un percorso insieme oppure anche durante le chiacchierate con le persone interessate alla Mindfulness.
Ed è con piacere che risponderò in questo articolo e video (puoi vederlo cliccando più in basso) partendo proprio dalla mia esperienza di praticante e di frequentante di ritiri di meditazione mindfulness, vipassana e metta.
Ti racconto com’è andata e come mi sono trovata durante i 3 ritiri di meditazione che, finora, ho fatto.
Ma prima,
Mi presento
Sono Tatiana Berlaffa, Coach certificata con approccio basato sulla Mindfulness.
Ti aiuto a connetterti con te stessa e fare scelte allineate attraverso Mindfulness, Coaching e altre ‘Magie’.
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Dove fare un ritiro di mindfulness
Ed eccoci dunque a parlare dei ritiri di meditazione, cosa sono, dove si svolgono, come si svolgono e perché sì (o perché no) vale la pena di partecipare.
Esistono diversi centri di meditazione in Italia e nel mondo, il centro che ho frequentato io per i miei ritiri è Pian dei Ciliegi. Puoi leggere anche il precedente articolo e video: ‘I 5 motivi per frequentare un ritiro di meditazione’. Questo luogo di ritiro si trova in provincia di Piacenza ed è davvero un’oasi immersa nella natura.
Non aspettarti però nulla di lussuoso. Pian dei Ciliegi è un centro ‘semplice’, come lo è la pratica che vi si insegna. L’arredamento è ‘spartano’ ed essenziale. È possibile avere camere singole o dormire in camerate ma, come succede in tutti i ritiri di meditazione, anche se ti ritrovi spesso con tutti gli altri partecipanti per i pasti o per dormire o per praticare nella sala comune, vige la regola del ‘sacro silenzio’, che ti descriverò tra poco. Questa ‘regola’ ti obbliga (da un lato) ma ti concede (anche dall’altro) di provare la sensazione di non parlare e di non dover parlare. E a volte è una gran bella sensazione secondo me.
È un centro che io personalmente ti consiglio perché, se come me, non hai bisogno dell’extra lusso e sei interessata davvero ad un viaggio di consapevolezza dentro te stessa, questo è il posto giusto.
Ovviamente, se per te la zona di Piacenza è particolarmente scomoda o vuoi provare altri centri, ti basterà fare una ricerca sul web sui centri di meditazione e troverai quello che stai cercando.
La meditazione che si pratica in questo centro di Pian dei Ciliegi è quella ‘Vipassana’, che deriva direttamente dall’insegnamento del Buddha e che ha dato poi origine alla ‘Mindfulness’ di stampo più occidentale.
Essendo io praticante e insegnante di Mindfulness tengo particolarmente a proseguire la mia strada in questo tipo di meditazione che è quella che mi è più congeniale. Nulla però da togliere agli altri tipi di meditazione. Non esiste ovviamente solo questo tipo ma è quello si sposa molto bene con il mio modo di essere, nata e cresciuta in Occidente.
La durata dei ritiri a cui ho partecipato variava da una settimana a 10 giorni. Ne esistono anche di più brevi (un weekend) e anche di più lunghi (anche 1 mese intero).
Perché mi sono così appassionata alla meditazione?
Molte persone (e anch’io prima di iniziare a praticare) ritengono che chi medita sia un individuo molto ‘zen’, in pace con se stesso e con gli altri, senza mai emozioni eccessive e sempre sereno.
Vorrei sfatare questo mito. Ormai conosco tante persone che praticano anche da più tempo di me (io pratico da circa 10 anni ormai) e comunque sono persone non sempre imperturbabili (io per prima) pacifiche e sempre contente.
Si dice che persino il Dalai Lama, in un’occasione particolare, abbia dato un pugno al tavolo per sfogare la sua collera. Ecco, se l’ha fatto il Dalai Lama, chi siamo noi per non avere emozioni e reazioni a volte anche eccessive?
Per quanto mi riguarda, ad esempio, io mi accorgo di sentire le mie emozioni (sia belle che brutte) molto più di prima da quando pratico Mindfulness. Ho ri-scoperto la mia ‘rabbia‘, cioè ho scoperto di avere una notevole rabbia dentro di me. Fino a qualche anno fa, invece, pensavo di essere una persona che non si arrabbiava facilmente, se non addirittura mai. Pensavo che la rabbia non facesse parte delle mie emozioni abituali. E invece, purtroppo ma anche per fortuna, ci sono state diverse occasioni, da quando pratico mindfulness, in particolare, in cui ho sentito dentro di me una rabbia incredibile che non avrei mai immaginato.
Allo stesso modo, mi accorgo molto più spesso di quando sono felice, di quando sono serena e di quando sono triste. E soprattutto, colgo il ‘movimento’ delle mie emozioni e quanto velocemente si spostino dentro di me. Mi rendo conto che, in uno stesso giorno, posso provare gioia, poi rabbia, poi tristezza, amore e serenità per più volte al giorno, tutte insieme, con un movimento fluido da un’emozione all’altra.
Ho scoperto di provare davvero tutte le emozioni, nessuna esclusa. Tutto questo deriva dalla pratica di mindfulness quotidiana. Prima non avevo tutta questa autoconsapevolezza (e sono ancora in cammino come tutte noi).
Ecco perché, secondo me, la pratica di mindfulness serve.
Ed ecco perché ho deciso di frequentare anche dei ritiri di meditazione. Ho voluto andare ancora più in profondità nella pratica per ‘sentire’ ancora di più me stessa e imparare a stare con quello che c’è. E non è una cosa facile, è il lavoro di una vita.
Ma cosa si fa durante un ritiro di meditazione?
Ecco la domanda ‘d’oro’ di tutte le domande, quello che, giustamente, chi non ha mai provato un’esperienza del genere vuole sapere.
Ecco un programma-tipo, quindi, dei ritiri che ho frequentato.
L’arrivo è previsto la sera prima dell’inizio del ritiro vero e proprio per fare il check in, per registrarsi, accomodarsi nelle proprie stanze e partecipare al primo discorso serala di Dharma o Dhamma Talk in cui il conduttore o la conduttrice del ritiro (nel mio caso una monaca birmana che si chiama Sister Viranani, stupenda), introduce il percorso, condivide alcuni pensieri del buddismo e apre il ‘sacro silenzio’.
Da quel momento in poi, tutto quello che faremo durante il ritiro è meditazione, è consapevolezza. Tutte le nostre azioni saranno svolte quindi nella maniera più consapevole possibile.
Programma-tipo di un ritiro di meditazione
Le giornate si svolgono nel seguente modo:
- La sveglia (nei ritiri a cui ho partecipato) era alle 5:30 per poter iniziare la prima pratica di meditazione seduta alle 6. Ci sono ritiri che iniziano molto prima al mattino.
- Poi c’è il momento della colazione sempre in silenzio e consapevolezza del cibo (normalmente vegetariano o vegano) preparato dalle cuoche che lavorano e che aiutano il centro.
- Poi viene il momento dello Yogi Job che dura circa 45 minuti. Ad ogni partecipante è richiesto di essere di aiuto a tutto il gruppo. I lavori che si richiedono sono i più svariati e anche i più umili (dalla pulizia del bagno o dei pavimenti – io ho sempre svolto una di queste attività), allo sparecchiare la tavola, al lavare i piatti… attività di questo tipo proprio, quotidiane e di routine, che i monaci, nei loro monasteri, fanno tutti i giorni e magari si finisce anche per pulire dove è già pulito. Ma anche questa è attività meditativa.
- Poi, finito lo Yogi Job, di nuovo si scende per la meditazione seduta. Poi si fa 1 ora di meditazione seduta, 1 ora di meditazione camminata, 1 ora di meditazione seduta e 1 ora di meditazione camminata e così via fino all’ora del pranzo o della cena. La cena è prevista ma non è consigliata. Io quando frequento i ritiri non ceno di solito.
- Ogni sera, infine, è previsto il Dhamma Talk in cui la conduttrice, nel mio caso, del ritiro, di nuovo fa un discorso sugli insegnamenti buddisti che però hanno un valore universale, ovviamente.
- Poi si fa l’ultima meditazione seduta e ci si ritira nelle proprie stanze, ognuno anche con i suoi tempi.
- E si continua così, per tutti i giorni successivi.
- Ogni 2 giorni è possibile recarsi a parlare con il conduttore/conduttrice del corso in orari predefiniti per porre domande o dubbi sulla pratica e per avere consigli SOLO ed esclusivamente sulla pratica. Non è un momento di ‘sfogo’ in cui parlare dei propri problemi. È un momento di confronto per poter ottenere qualche risposta o aiuto che possa supportarci durante quest’esperienza che, credetemi, non è tra le più facili da affrontare.
Vediamo ora cosa non si può fare durante un ritiro di meditazione
Durante un ritiro di meditazione è vietato ovviamente utilizzare lo smartphone (e menomale) e non si può rompere il sacro silenzio a meno di emergenze, arrecare danno a piante, animali o persone, è anche vietato leggere.
Qualsiasi attività ci possa ‘distrarre’ dalla meditazione vera e propria, dalla pratica totale in cui siamo immersi, non è consigliata.
È ovvio che poi, sta al desiderio e alla coscienza di ognuno rispettare o meno queste regole. Secondo me, se si decide di partecipare ad un ritiro di meditazione è giusto sapere a cosa si va incontro e attenersi alle regole previste. Altrimenti, ci sono altri tipi di ritiro. Esistono altri tipi di attività e di esperienze molto belle e molto valide che non hanno queste ‘regole’ proprie di un ritiro di meditazione’.
Un’altra delle domande che mi viene posta più spesso è:
Vorrei fare un ritiro di meditazione, fa per me?
Ecco questa è un’altra delle ‘domande d’oro’. Spero, avendo presentato il programma-tipo di un ritiro, di aver già dato qualche spunto utile.
Da parte mia, quello che mi sento di dire è che, per partecipare ad un ritiro di meditazione, bisogna sapere a cosa si va incontro. Ed è quello che ho cercato di descrivere con questo contenuto). Bisogna anche desiderare davvero la consapevolezza ed essere pronti a vedere quello che c’è dentro di noi. Ti assicuro, che non è sempre tutto bello. Per nessuna di noi lo è.
In secondo luogo, bisogna ricordarsi che una settimana di ritiro di meditazione non è una settimana di vacanza o una settimana di relax. Si tratta di un periodo impegnativo, anche stancante alla fine, in cui ci mettiamo davvero in gioco. Stare con noi stesse, tutto il tempo, senza potersi ‘distrarre’ con smartphone, lettura, telefonate o altro non è semplice.
A volte alcune persone che hanno bisogno di riposo e di rigenerarsi mi dicono che vorrebbero fare un ritiro di meditazione. Ecco, io non consiglierei quello. Perché lo scopo non è assolutamente il relax e il riposo. Per quello ci sono moltissime altre esperienze belle e valide ma non consiglierei un ritiro di meditazione di questo tipo.
E, ultimo ma non ultimo, per partecipare ad un ritiro di meditazione, secondo me, devi avere già una pratica continuativa, costante e quotidiana a casa. Se non è così, concentrati sull’acquisire la pratica della Mindfulness e trasformarla in una buona abitudine di tutti i giorni. Poi, potrai pensare ad un ritiro di meditazione che, comunque, ci tengo a dirlo, non è obbligatorio.
Si può essere dei buoni praticanti anche senza partecipare a ritiri di meditazione. Anche se, di solito, se si vuole davvero approfondire la pratica, un ritiro di meditazione di questo tipo all’anno è consigliato.
Ma, per ogni cosa c’è il suo tempo. Solo tu saprai se e quando è arrivato il tuo momento di partecipare o meno ad un ritiro di meditazione.
E ora tocca a te. Dimmi innanzitutto se hai mai praticato Mindfulness?
Fammelo sapere.
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